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Era passato più di un anno dall’alluvione che aveva colpito l’Emilia Romagna nel maggio del 2023 e la missione a Sant’Agata sul Santerno (RA) assumeva sempre più i connotati di un lontano ricordo (cap. 13 Coffee Break – Ma chi me lo fa fare.). Le sensazioni di quei giorni erano rimaste forti ed indelebili, tuttavia molte immagini iniziavano a sbiadirsi. Seconda metà di settembre 2024. La cronaca racconta di forti precipitazioni in Romagna, fiumi che esondano argini che cedono. Squilla il telefono, dobbiamo partire: destinazione Traversara di Bagnacavallo (RA), alluvione! L’ennesima che stava flagellando una terra già martoriata. Pochi attimi per pensare. Lo zaino con vestiario e materiale tecnico pronto sull’uscio della porta di casa, il pickup allestito con il modulo per lavaggio superfici col motore già caldo su piazzale del magazzino del Gruppo Intercomunale di Protezione Civile “Colli Morenici”, il rendez-vous con gli altri Volontari della colonna mobile Mantovana, l’autostrada che scorre verso sud, serpentoni di mezzi con lampeggianti blu provenienti da tutta Italia. In meno di tre ore quelle immagini scolorite di un anno prima riprendono vigore: mobili e oggetti di vita accatastati lungo quelle che poche ore prima erano le vie del paese, case devastate, i volti della gente stremata e frustrata, badili, stivali di gomma, volontari, soccorritori. L’odore del fango. E’ stato proprio l’odore acre del fango marcescente a farmi vivere un déjà vu che, in pochi attimi, ha azzerato i 485 giorni che mi separavano dalla precedente missione in Emilia dandomi la sensazione di non essere mai andato via da quei luoghi. Gli scenari erano gli stessi, così come i protocolli operativi e la logistica. Quello che percepivo cambiato era lo stato d’animo e l’umore della popolazione. Un anno prima c’era voglia di ricostruzione, di ripartenza e emergeva con vigore lo spirito di resilienza, si spalava e si cantava a squarciagola Romagna Mia. Adesso si respirava rabbia, scoramento e frustrazione per essere stati vittime per la sesta volta in poco più di un anno di un non giustificato progetto divino e soprattutto per non aver ricevuto risposte adeguate sui territori dalle istituzioni. Questo raccontava la gente con le parole, con gli sguardi, con le lacrime e le mani sporche di fango. Noi Volontari in diverse circostanze siamo stati anche parafulmini di questo stato emotivo. Fa parte del ruolo. A testa bassa abbiamo svolto il compito per cui siamo stati attivati, superando le difficoltà tecniche che giorno per giorno emergevano. Abbiamo sorriso, quasi con stupore, quando dopo tanti giorni di lavoro è riapparsa alla luce la segnaletica stradale disegnata sull’asfalto rimasta coperta per giorni da una spessa coltre di melma: una piccola fetta di normalità di vita era stata ripristinata. Ultima cena con i compagni di avventura provenienti da varie località della Lombardia, foto di gruppo di rito e si torna a casa con un altro cassetto pieno di sentimenti e sensazioni che resterà per sempre nel cuore. Domani è un giorno nuovo.

INTERVENTO SULL’ALLUVIONE IN EMILIA A TEMPORADIO NEL FORMAT FILO DIRETTO DEL 21/010/2024